
La folla, si sa, è indistinta. Ed il linguaggio che è un sistema discreto, identificabile solo attraverso opposizioni e permutazioni, si fa continuo, liquido.
Ora è solo immagine. Allora non abbiamo più parole , ma solo figure. Immagini che la continuità percettiva rende catalizzatrici di una quantità di significato inimmaginabile per il verbo comune.
Ieri sera volevo dire questo.
Una fotografia del mio amato mare impressionata in un felice attimo di qualche mese fa, si è fatta tela per i miei pennelli elettronici e finalmente ho detto quello che volevo.
Forse non tutti capiranno, ma qualcosa dentro di me ha ascoltato attentamente.
La notte è stata breve, interrotta da un sogno buio, direi palesemete metaforico.
Mi ha svegliato lasciandomi la chiave di lettura sul cuscino, come le favole di Fedro di cui i maestri ti suggeriscono la morale.
Il sonno mi ha salutato per lasciare la scena all'Introspezione, forse da troppo rimandata.
Si è seduta e mi ha fatto molte domande. Poi le persiane si sono fatte trasparenti alla luce.
E' il 28 marzo.